Sawtooth Solos, Vol. 1 – Skate or Die

Categories: audio, Commodore, Generici, retrogaming

Comincio questo articolo chiedendo perdono per il lungo periodo di hiatus che abbiamo preso. Per risvegliare questo blog dal suo breve letargo, ho scelto di avviare una nuova sezione, qualcosa che avevo in mente di fare da molto tempo. Non nascondo di essere sempre stato affascinato dalla musica dei videogiochi. So che a voi lettori di questo blog probabilmente la cosa non vi smuoverà più di molto, ma vi assicuro che là fuori la cosa fa storcere il naso a più di una persona. D’altro canto, ammetto che questa passione sia sfuggita un po’ di mano: più di una volta mi è capitato di scoprire nuovi giochi tramite la loro colonna sonora, o di ascoltare musica di giochi a cui non ho mai giocato.

Insomma, nel corso degli anni ho accumulato una piccola playlist che voglio condividere con voi lettori. Si tratta di pezzi provenienti da varie piattaforme, tanti artisti e tanti generi diversi. Non mi soffermerò molto sui grandi classici, ma cercherò piuttosto di variare, farvi scoprire qualcosa di nuovo, dai pezzi meno conosciuti ai capolavori un po’ dimenticati che meritano un secondo ascolto.

Il brano che ho scelto per battezzare questa nuova rubrica devo dire che è stato un po’ improvvisato. L’avevo accantonato da diverso tempo, e solo qualche giorno fa l’ho ritrovato navigando in rete. Si tratta dell’intro di “Skate or Die” per Commodore 64, composto dal celeberrimo Rob Hubbard.

Il pezzo con tanto di grafica a oscilloscopio, che fa molto figo. Video cortesia di “acrouzet”.

In effetti come brano inaugurale ci sta tutto: è il frutto di uno degli autori più venerati della scena del C64, seppur non uno dei suoi titoli di punta. Ma del resto Rob Hubbard ha composto così tanti capolavori per il biscottone che è davvero difficile ricordarseli tutti. Ma non importa, perchè questo brano esprime delle qualità tecniche impressionanti, non solo dal punto di vista di programmazione, ma anche e soprattutto a livello musicale. Certo, non sono un musicista, perciò non ho modo di spiegarvi i tecnicismi, ma vi assicuro che basta ascoltarlo per apprezzare la carica elettrizzante che è in grado di emanare. Ritmo incalzante, chitarra elettrica, e una squisita bassline sono gli ingredienti perfetti per tenervi carichi mentre fissate lo schermo ed aspettate che il gioco finisca di caricare.

Skate or Die fa parte di quella che Rob stesso definisce la “terza fase” della sua carriera su Commodore 64, una fase caratterizzata da musiche più sofisticate rispetto alle precedenti, con le quali cerca di sfruttare al massimo il potenziale del SID. Una delle caratteristiche più prominenti di questa fase è l’introduzione di suoni campionati (chiamati anche “digi” dai veterani), una cosa incredibile considerato che nel progetto del SID non era assolutamente prevista la capacità di riprodurli.

Il SID è un chip veramente affascinante, un po’ per la sua architettura dalla complessità ben superiore a quella di tutti i suoi contemporanei, e un po’ per il suo sviluppo un po’ turbolento. Queste due caratteristiche hanno lasciato alcuni bug nell’implementazione: per esempio, ogni qualvolta si modifica il valore del registro volume viene riprodotto un breve “tic” sonoro. Molto interessante è il fatto che questo suono è indipendente dalle tre voci normalmente usate dal SID, quasi come se fosse un quarto canale nascosto. Non ci è voluto molto per scoprire che, cambiando frequentemente il valore di questo registro, è possibile manipolare questo difetto in maniera da riprodurre suoni campionati con risoluzione a 4 bit, e con un sampling rate che con gli anni è arrivato addirittura a 63kHz (!). Se volete saperne di più, potete dare una lettura a questo articolo. Se siete interessati ai risultati, date un’occhiata a questa demo.

Rob Hubbard ha saputo cogliere l’occasione per realizzare un sonoro molto più pieno, registrando per l’occasione diversi sample: la chitarra elettrica che imposta sin da subito il tono “cool” del brano, più gli accordi di tastiera che comandano la parte centrale. Grazie ad essi il pezzo presenta fino a 7 voci in contemporanea, senza nemmeno fare ricorso agli arpeggi che sono quasi sinonimo della musica su Commodore 64. Il risultato finale è un suono ricco, ricchissimo anzi, ma allo stesso tempo pulito. Adoro soprattutto la parte centrale, dove l’artista si è preso la briga di registrare diversi accordi di sintetizzatore per realizzare una melodia più articolata. Ma del resto non c’è da stupirsi, considerato il suo background musicale che è tutt’altro che superficiale.

Insomma, spero che le parole che ho speso vi abbiano convinto ad ascoltare questa piccola straordinaria opera. Concludo giusto questo primo numero con una nota un po’ triste: il bug che ha permesso questo miracolo è stato corretto con l’introduzione del SID 8580, comunemente montato su Commodore 128 e sulle ultime revisioni del 64C. A causa di questo, la riproduzione dei digi diventa distorta o addirittura inesistente. Fa un po’ riflettere sul vecchio adagio, “if it ain’t broke, don’t fix it”.

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